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S. Isidoro  e sasso Preguda

partenza: Valmadrera (Lc)

carta Kompass n 91, Lago di Como, lago di Lugano oppure Kompass n 105 Lecco Valle Brembana

da Milano: strada Valassina. All'altezza del lago di Annone uscire a Civate – Lecco lungolago (ignorando la prima uscita di Civate, prima del lago) e tenere la sinistra sul vecchio tracciato per Lecco; superare la prima rotonda, uscire a Valmadrera-zona industriale, attra-versare con sottopasso la statale, allo stop svoltare a destra verso monte (a sinistra si riprende la superstrada), superare la rotonda (seconda uscita) e proseguire attraversando tutto il paese sulla strada principale in direzione Malgrate. Portarsi alla fine del paese e all'altezza di un bar sulla destra, svoltare a gomito a sinistra in via Preguda. Seguire la strada (e i segnavia escursionistici già presenti sugli incroci); svoltare a destra (cartelli escursionistici per il Sasso Preguda), poi a sinistra (a destra c'è una strada chiusa). Proseguire lungo la strada principale, seguendo le indicazioni per la frazione Piazza Rossè. Parcheggi su slarghi lungo la strada.

segnavia: n° 6

dislivello: 250 m

tempo: 1h

acqua: a Sambrosera. A S. Isidoro dietro la chiesa ma con cartello di acqua non potabile

descrizione: una volta parcheggiato, risalire la strada ed imboccare la mulattiera in cemento sulla destra, che costeggia delle proprietà private. Il sentiero è segnato, ma i cartelli indicano sempre solo il sasso Preguda e mai la chiesa. Tralasciare i sentierini che salgono nel bosco e ad un primo bivio tenersi a destra (segnavia 6 OSA in basso sul muretto). Dopo circa 20 minuti si incontra una madonnina in una grotta con alcune panche, poco dopo la casota n° 31 e quindi un bivio: evidenti e discutibili frecce rosse in vernice indicano Preguda a sinistra. Risalito in breve il bosco l'itinerario si innesta in una mulattiera presso Ca' Stuchet (privata) e poco dopo ad un altro bivio girare a sinistra (cartelli che indicano Preguda a 20'). Si arriva in breve alla località Pradello, dove un cartello indica Preguda a destra, il sentiero passa quasi in piano in un bosco sempre più rado. Si risale ancora il bosco con qualche castagno e poi roverelle ed infine betulle; si oltrepassa un'altra casota (n°24) e con un'ultima breve salita si arriva al terrazzo panoramico dove sulla sinistra sorge la chiesetta di S. Isidoro (m. 647). Dietro la chiesa sorge il Sasso Preguda, già studiato dall'abate Stoppani nel XIX secolo. La particolarità di questo masso erratico e della chiesetta è che essi sono strettamente legati, dato che la chiesa utilizza il masso come parete di fondo, in cui è anche scavata la nicchia con la statua della Madonna.

altre idee (per adulti): si può completare un percorso ad anello che tocca anche S. Tomaso: un evidente cartello indica la direzione Forcellina/Sambrosera (m. 720) che si raggiunge con piacevoli saliscendi lungo il versante meridionale del Moregallo e con facile passaggio su roccette con catene. In alternativa la Forcellina si raggiunge proseguendo lungo il sentiero n° 6, fino alla località Zucon (cartello m. 876) dove si prende a sinistra in discesa. Dalla Forcellina si può discendere alla località Pradello e riprendere il sentiero dell'andata, oppure prendere il sentiero 5 che porta -proseguendo dritti e tralasciando i bivi, su un terreno sempre ben segnato- in discesa e toccando la fonte Sambrosera, fino a S. Tomaso, da cui si scende a Valmadrera per il sentiero n° 3 (vedi it. 15) fino a Belvedere, un po' distante rispetto a Piazza Rossè dove si è lasciata l'auto. Volendo si può arrivare al punto di partenza indicato anche dalla piazza di Valmadrera attraverso una mulattiera tra le case. In questo modo l'itinerario si allunga leggermente in salita, ma si trova la macchina più vicina se si intende fare il giro per S. Tomaso.

In alternativa in un'ora circa si può salire al monte Moregallo.

Occorrono tuttavia passo sicuro e assenza di vertigini per qualche passaggio un po' più impegnativo.

n° utili e punti di appoggio: non ci sono rifugi o punti d'appoggio in zona. In caso di maltempo, tuttavia, è possibile ripararsi nelle casote lungo il sentiero

note e osservazioni: la betulla è “pianta pioniera”, cioè la prima che colonizza zone di prato abbando-nato: ove agricoltura e allevamento non sono più praticati, l'uomo taglia più il bosco per mantenere libere le radure, ed esso si riappropria dei suoi spazi, mandando in “avanscoperta” proprio le betulle, che poi lasceranno il posto alle altre latifoglie.

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