Monte Barro - il parco archeologico
partenza: Galbiate (Lc) – loc. Camporeso
carta Kompass n 91, Lago di Como, Lago di Lugano, oppure, Kompass n 105, Lecco – Valle Brembana
da Milano: SS Valassina fino all'uscita Civate; imboccare la strada vecchia per Lecco e alla prima rotonda svoltare a destra per Galbia-te. Seguire la strada principale fino al paese. Un semaforo regola il senso di marcia all'altezza di una strettoia. Subito dopo la strettoia girare a sinistra verso Camporeso. Parcheggio.
segnavia:
dislivello:
tempo: 40'
acqua:
descrizione: il Monte Barro potrebbe sembrare insignificante, ma …….. l’apparenza spesso inganna. E' un vero scrigno tutto da scoprire.
Non è molto alto, è vero, ma la sua altezza gli bastò a non essere completamente coperto dal ghiacciaio dell’Adda che nel Quaternario scese fino alla Brianza, formandone le colline ed i cosiddetti laghi briantei. La sua cima divenne così un prezioso rifugio per molte specie vegetali che così non si estinsero, ma essendo limitate nello spazio si sono evolute autonoma- mente rispetto ad altre uguali ma collocate in altre zone, diventando così specie endemiche, ovvero presenti solo in un’area più o meno ristretta. D’altronde l’altura è stata utilizzata dalle popolazioni passate proprio per la sua posizione elevata e centrale, ottima per il controllo della pianura verso Milano e del lago, della Valsassina e delle vie di comunicazione con il nord. L’insediamento fortificato della tarda età romana era inserito in un sistema difensivo più complesso contro le invasioni dei barbari. Successivamente fu occupato dagli Ostrogoti, che lasciarono i resti più consistenti, prima che fosse distrutto da un incendio nel 540 d.C.
Da Camporeso si lascia il museo etnografico alla nostra sinistra e si prosegue su sentiero che si inoltra nel bosco e in breve tempo porta al parco archeologico dei Piani di Barra. Poco sopra il sentiero, all’ingresso dell’area archeologica, c’è un masso con coppelle, ossia un masso erratico dove sono incise delle cavità tondeggianti, probabilmente di epoca preistorica, ma di significato ancora incerto: per sacrifici, per motivi pratici, per esempio macinare cereali…? Secondo alcuni studiosi potrebbero anche essere di origine naturale, dovuti a una particolare forma di erosione.
n° utili e punti di appoggio: museo Camporeso (aperto mar. merc. ven dalle 9.00 -12.30; sab e dom 9.00-12.30 e 14.00-18.00) 2 €, minorenni e gruppi di almeno 10 persone 1 €.
www.parcobarro.lombardia.it http://meab.parcobarro.it
note e osservazioni: dopo il sema-foro proseguendo dritti verso il centro di Galbiate sulla sinistra si stacca la strada asfaltata che porta fino all'Eremo (indicazioni). Tuttavia essa d'estate viene chiusa al traffico nei giorni festivi. Il periodo ideale per frequentare il Monte Barro, comunque, sono le stagioni intermedie, dato che d'estate per la quota bassa risulta piuttosto caldo.
In un’altra zona del Parco del Barro c’è l’osservatorio ornitologico di Costa Perla (indicazioni lungo la strada asfaltata). Un tempo questa zona era utilizzata per la caccia e c’era un roccolo, cioè una struttura per catturare gli uccelli. Oggi questo roccolo è utilizzato per scopi scientifici: gli uccellini vengono catturati, misurati e inanellati, cioè si mette un anellino alla zampa per poterli riconoscere. Questo perché il Barro è una importante zona di passaggio per gli uccelli migratori. Se invece vi interessano i fiori vicino all’Eremo, che si raggiunge proseguendo per la strada asfaltata, c’è un piccolo sentiero botanico che mostra molte delle specie endemiche del Monte. Infine, sempre presso l’Eremo, c’è un museo archeologico, chiamato Antiquarium e uno che spiega le caratteristiche naturalisti- che dell'area.
Pare, infine, che il nome barro derivi o da una radice linguistica che si ritrova anche in Spagna, che significa pietra, oppure da una radice germanica (vi ricordate gli Ostrogoti?) che significa bestiame, pecora.
altre idee: dall'Eremo proseguendo su una evidente strada che si stacca verso sinistra si arriva a un belvedere. Da lì un sentiero sulla destra attraversa il giardino botanico e risale, con alcuni saliscendi, fino alla vetta del monte. L'ultimo tratto tuttavia è un po' ripido ed esposto ed anche la cima è piccola e può presentare alcuni rischi, soprattutto sulla via del ritorno. La si sconsiglia, quindi, se non a persone con passo sicuro, con una certa esperienza e prive di vertigini (sentiero EEA).